La Legge di Bilancio 2025 (legge n. 207/2024) introduce importanti novità sulla tassazione delle criptovalute in Italia. In particolare, l’articolo 1, comma 26, prevede una rivalutazione fiscale delle cripto-attività detenute al 1° gennaio 2025, mediante il pagamento di un’imposta sostitutiva agevolata. Di seguito analizziamo il contenuto della norma e i commenti degli esperti, le implicazioni fiscali per diverse categorie di contribuenti, le opinioni sulla convenienza dell’operazione, il confronto con le normative precedenti e i possibili impatti sul mercato delle criptovalute.
Verso un nuovo regime fiscale
Con la Legge di Bilancio 2025 (n. 207/2024) si apre un capitolo importante per la tassazione delle criptovalute in Italia. L’articolo 1, comma 26, introduce infatti la possibilità di “rivalutare” il valore fiscale delle cripto-attività possedute al 1° gennaio 2025, mediante il pagamento di un’imposta sostitutiva del 18%. Questo intervento è parte di una strategia più ampia di regolamentazione, con l’obiettivo di semplificare la determinazione delle plusvalenze e, allo stesso tempo, di incrementare il gettito erariale in vista degli aumenti d’aliquota previsti dal 2026.
La rivalutazione al 18%
Il meccanismo proposto è relativamente semplice: si prende il valore di mercato delle proprie criptovalute al 1° gennaio 2025 (determinato ai sensi dell’art. 9 del TUIR) e, su tale importo, si applica un’imposta sostitutiva del 18%. Se si opta per questa rivalutazione, il valore fiscale di quelle crypto diventa quello “aggiornato”, riducendo così la plusvalenza imponibile quando, in futuro, si deciderà di vendere o convertire gli asset. Tale imposta deve essere versata in un’unica soluzione o in un massimo di tre rate annuali, la prima delle quali entro il 30 novembre 2025. È una sorta di “finestra di affrancamento” che permette di pagare meno su guadagni rilevanti, specialmente se acquistati a prezzi molto bassi.
Vantaggi e possibili rischi
La convenienza effettiva di questa operazione dipende dalle prospettive di crescita delle cripto in portafoglio e dalla disponibilità di liquidità per saldare l’imposta. Se si prevede che il valore delle criptovalute possa aumentare ulteriormente, bloccare un carico fiscale al 18% può risultare vantaggioso rispetto all’aliquota ordinaria, destinata ad arrivare al 33% dal 2026. Al contrario, anticipare un esborso su un asset che potrebbe deprezzarsi o che non si intende vendere a breve potrebbe non rappresentare la scelta ottimale. È fondamentale, inoltre, tenere presente che, con la rivalutazione, si perde la possibilità di dedurre eventuali minusvalenze pregresse.
Adempimenti e scadenze
Per accedere alla rivalutazione, ogni contribuente dovrà dimostrare il valore delle criptovalute alla data del 1° gennaio 2025. In questo senso, è opportuno organizzare fin da subito la documentazione relativa agli acquisti e alle vendite, per essere pronti in caso di verifiche dell’Agenzia delle Entrate. La scadenza cruciale è il 30 novembre 2025, termine entro il quale versare (in tutto o in parte, se si sceglie la rateizzazione) l’imposta sostitutiva del 18%. Chi possiede un portafoglio di lungo corso con forti plusvalenze latenti, ma privo di liquidità immediata, potrà valutare la vendita di una frazione di crypto o l’utilizzo di fondi esterni per sostenere il costo iniziale.
Conclusione
La Legge di Bilancio 2025 offre uno strumento utile per definire in modo chiaro e stabile il costo fiscale delle proprie criptovalute, al prezzo di un’imposta sostitutiva competitiva rispetto alle aliquote future. È però indispensabile ponderare costi, benefici e scenari di mercato prima di procedere. Un’analisi personalizzata, magari con il supporto di un commercialista esperto nel settore, rappresenta il miglior approccio per decidere se e come sfruttare questa opportunità.
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